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Quando crescono i denti del giudizio e perché, in alcuni casi, vanno tolti? Prendono il nome proprio dall’età tardiva in cui spuntano e, talvolta, sono causa di problemi e dolori: parliamo dei denti del giudizio.
Si tratta dei terzi molari, gli ultimi in ordine di arrivo, i quali spuntano nell’arcata dentaria, negli anni considerati “della maturità”, solitamente tra i diciotto e i venticinque anni.
Una lunga pausa perciò, visto che i secondi molari erompono intorno ai dodici anni completando la dentizione permanente, a cui poi vanno ad aggiungersi, i quattro giudizi, detti anche ottavi.
Non tutti possiedono però il germe dei denti del giudizio, che dà il via alla loro formazione: alcuni soggetti ne nascono privi e la loro dentatura si ferma a ventotto denti in totale, quattordici per arcata. In alcuni casi, si formano o spuntano solo gli ottavi inferiori o superiori.
Molte persone, non si accorgono nemmeno di avere un dente che spunta, per altri, invece, la sua eruzione si trasforma in un vero e proprio momento di dolore, per cui è necessario rivolgersi all’odontoiatra di fiducia.
Il dentista valuterà la situazione e deciderà come risolvere il problema, in base alle condizioni orali del paziente. In alcuni casi, basterà una terapia antibiotica adeguata per far passare i dolori, in altri l’unica soluzione da adottare sarà estrarre gli ottavi.
Ti sarà sicuramente capitato di parlare con persone che si sono, o si devono sottoporre, a un intervento di estrazione di un ottavo. Vediamo perché i denti del giudizio vanno tolti e quali sono le problematiche, che impediscono la loro corretta eruzione e permanenza nell’arcata:
Talvolta, l’odontoiatra decide di procedere all’estrazione dei giudizi, quando questi sono ancora interamente sommersi nella gengiva (inclusi). Ciò avviene quando si valuta un’ evidente carenza di spazio nella bocca, ancor prima che il dente provi a spuntare.
Ma come si tolgono i denti del giudizio? Sicuramente, chiunque si appresti a estrarre un ottavo, nutre una certa ansia e preoccupazione. Si tratta pur sempre di un piccolo intervento di chirurgia orale che, anche se di routine, va affrontato seguendo i consigli e le raccomandazioni del dentista, per non aver complicazioni nel post estrattivo.
È molto frequente che l’odontoiatra prescriva un’appropriata terapia antibiotica postoperatoria (in alcuni casi anche pre operatoria), con lo scopo di prevenire eventuali infezioni e gonfiori eccessivi della parte trattata. Per evitare o ridurre al minimo quest’ultimo disturbo è spesso utile somministrare cortisone, tramite un’iniezione locale o per via sistemica (pastiglie). Prima di procedere alla seduta, è buona norma eseguire una radiografia panoramica o meglio ancora una TAC, che dia indicazioni precise su posizione, forma e dimensione delle radici del dente interessato.
L’avulsione dei denti del giudizio avviene sempre sotto anestesia locale. Nel caso degli ottavi inferiori inclusi o per le estrazioni più complesse, viene eseguita anestesia tronculare del nervo alveolare inferiore. Si tratta di una particolare tecnica anestesiologica, in grado di bloccare il tronco nervoso e di rendere insensibile l’intera semi-arcata in cui si deve operare.
I soggetti più ansiosi, possono usufruire del moderno metodo di sedazione cosciente Reinhold, creata con lo scopo di porre il paziente in uno stato di rilassamento tale, da permettergli di affrontare le terapie odontoiatriche in totale serenità.
Una volta anestetizzato, si procede a scollare il dente, smuoverlo e tirarlo via, utilizzando apposite pinze e strumenti chirurgici. Dopo la rimozione, vengono applicati dei punti di sutura nella zona, per limitare il sanguinamento e guidare la guarigione della gengiva. Il paziente deve recarsi in studio dopo circa sette giorni, per rimuovere i punti, a meno che non siano state utilizzate suture riassorbibili.
Dopo l’intervento, si consiglia di applicare del ghiaccio, evitare sforzi fisici e non masticare dal lato interessato, per qualche giorno. Eventuali dolori post estrattivi, possono essere tenuti sotto controllo con antidolorifici, evitando quelli contenenti acido acetilsalicilico (come l’aspirina), perché potrebbero favorire il sanguinamento.
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