Parliamo di canini inclusi: perché è importante agire in fretta e quali sono le cure e le complicazioni, derivanti da questo tipo di inclusione dentaria?
Chiamata anche disodontiasi, l’inclusione di un dente rappresenta la sua mancata eruzione nella sede corretta, a livello dell’arcata dentaria.
I canini, dopo i denti del giudizio, sono tra gli elementi più soggetti a incorrere in questa malattia dentale. La mancata eruzione di un canino, può comportare seri problemi di tipo funzionale ed estetico, per cui va intercettata e trattata nei tempi corretti, al fine di non andare incontro a patologie più serie.
Si tratta di un dente di importanza cruciale all’interno del cavo orale, che ha il compito di garantire una buona occlusione e una fonetica ottimale. La mancanza dei canini in arcata è un fenomeno che si manifesta abbastanza frequentemente in età pediatrica, in particolar modo tra i soggetti di sesso femminile.
Nella maggior parte dei casi, il dente è presente, anche se nascosto sotto gengiva e osso ma, talvolta, si verifica una vera e propria agenesia, ovvero la totale assenza del canino. Non appena ci si accorge che il dentino da latte corrispondente non cade, è perciò necessario recarsi dal dentista di fiducia, per effettuare una visita odontoiatrica e decidere come agire.
Canini inclusi quali sono le complicazioni
Quali complicazioni possono portare i canini inclusi? Iniziamo dicendo che, la mancata eruzione di un canino, è dovuta principalmente a tre motivazioni:
- Mancanza di spazio nell’arcata, in particolar modo il problema del palato stretto. In questi casi, la ridotta ampiezza dell’arcata dentale, intrappola il dente al di sotto dei tessuti, impedendogli di scendere;
- Orientamento scorretto del dente, il quale prende una direzione diversa da quella che lo dovrebbe portare nella sua posizione. Ciò accade, soprattutto, quando l’elemento dentario da latte corrispondente stenta a cadere e rimane troppo a lungo in arcata, rappresentando un ostacolo per il canino definitivo sottostante;
- Agenesia del canino, ovvero l’assenza del germe dentale. Questo potrebbe rappresentare la motivazione per cui, il corrispondente dentino da latte stenta a cadere.
Il dentista esperto in ortodonzia, attraverso delle radiografie endorali, ha il compito di accertarsi della presenza del canino permanente sotto gengiva e di intercettare qual è l’ostacolo che gli impedisce di scendere.
Se ciò non viene fatto e i canini definitivi restano all’interno della gengiva e dell’osso, si può andare incontro a tutta una serie di complicazioni, tra cui:
- Malocclusioni e problemi masticatori, anche gravi;
- Danni ai denti circostanti, come riassorbimenti radicolari causati dalla pressione del dente incluso, oppure il dislocamento degli stessi dalla posizione corretta;
- Riduzione dell’arcata dentaria;
- Formazione di cisti follicolari;
- Riassorbimento o anchilosi del canino che si trova in stato di inclusione ossea.
Per non incorrere nelle condizioni sopra elencate, è opportuno pianificare in tempo la giusta terapia, iniziando ad agire già in età pediatrica o, al massimo, durante l’adolescenza.
Canini inclusi come si curano
Vediamo adesso come si curano i canini inclusi e in che modo è possibile intervenire. Per trattare problemi di questo tipo, entra in gioco l’ortodonzia intercettiva, ovvero quella branca ortodontica che si occupa di intercettare e correggere malocclusioni che, in età adulta, richiederebbero terapie molto più difficoltose.
Il trattamento consiste nel cosiddetto recupero chirurgico-ortodontico del canino. Il primo passaggio della terapia, prevede l’applicazione di un apparecchio ortodontico di tipo fisso nella bocca del paziente
Successivamente, si procede andando a esporre il dente incluso, attraverso un piccolo intervento di chirurgia odontoiatrica, che ci consente di andarlo ad ancorare attraverso appositi attacchi. Quest’ultimi, hanno la funzione di esercitare una trazione, atta a portare gradualmente il dente nella posizione corretta.
Talvolta, in bambini molto piccoli e nel caso in cui la patologia sia da ricondurre al palato stretto, è sufficiente allargare il palato con appositi dispositivi ortodontici chiamati espansori palatali. A tal fine, occorre che la problematica venga individuata davvero precocemente, ovvero intorno ai cinque-sei anni di età.
Se si ha a che fare invece con una agenesia, occorre cercare di mantenere in arcata il canino da latte per più tempo possibile, in maniera da poterlo utilizzare come mantenitore di spazio e salvaguardare, al tempo stesso, l’estetica dentale. Solo in età più adulta, sarà possibile pensare a sostituirlo, ricorrendo all’applicazione di una nuova radice artificiale, attraverso l’inserimento di un impianto dentale.
Concludiamo con la raccomandazione di non trascurare un problema che, se non risolto in giovanissima età, diventerà molto più difficile da trattare. In caso canini inclusi, è importante agire in fretta! Se hai dubbi o domande e vuoi far controllare la bocca di tuo figlio, puoi rivolgerti al nostro Studio Dentistico D’Amelio di Mestre, dove un team di dentisti esperti sarà pronto ad aiutarti a risolvere il problema.